Mediazione civile in appello : NON obbligatoria, MA possibile!

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Mediazione civile in appello : NON obbligatoria, MA possibile!

In questo articolo, dopo un breve accenno alla funzione della mediazione, verrà spiegata la ragione per la quale la mediazione civile pur non essendo obbligatoria in appello è, tuttavia, ritenuta possibile.

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A che cosa serve la mediazione?

La finalità di tale istituto è quella di incentivare l’utilizzo di strumenti di risoluzione alternativa dei conflitti, al fine di comporre amichevolmente (quando possibile) le controversie, riducendo di conseguenza i costi e i tempi delle controversie civili.

La mediazione civile in appello è obbligatoria?

No. ma è possibile! (anche se, dalle statistiche, risulta che una minoranza dei magistrati di secondo grado decida di ricorrere a questo istituto).

quando è ammissibile?

La Corte d’Appello di milano ha, di recente, (C. App. Milano, ord. del 22.03.2016.) ribadito che nel processo civile il giudice ha il potere di ordinare alle parti di tentare di esperire la mediazione, perché è facoltà del magistrato (anche in secondo grado) ordinare alle parti di tentare la conciliazione. Ciò anche in assenza di una norma che preveda specificatamente questa possibilità.

Per quali cause, allora, è ammissibile la mediazione in appello?

Per tutte quelle il cui oggetto non rientri tra quelli per i quali la legge imponga la mediazione obbligatoria prima del giudizio.

In realtà, già in passato La corte d’Appello di Milano era giunta a tale conclusione, fornendo quindi al giudice di secondo grado un vero e proprio potere di ordinare la mediazione.

le conseguenze di questo orientamento giurisprudenziale sono due:

1)il momento più utile per ordinare alle parti di esperire la mediazione è la prima udienza di trattazione

2)il giudice di secondo grado dovrà, nell’ordinanza di rimessione delle parti al mediatore, ricostruire tutta la vicenda (a partire dalla fase iniziale del giudizio) per permettere al mediatore di farsi un’idea, il più chiaramente possibile, dei punti deboli e di quelli forti della sentenza di primo grado.

A parere di chi scrive, sarebbe utile se un numero sempre maggiore di magistrati decidesse, proprio in appello, di usufruire di questo potere. La risoluzione amichevole dei conflitti, infatti, oltre a rendere più svelta la procedura per ottenere giustizia, consentirebbe in molti casi di venire maggiormente incontro ai litiganti. Cercare un accordo (quando possibile) può essere davvero la chiave di volta per risolvere sul serio un conflitto di interessi che possa essere risolto in tal modo, lasciando così più tempo a disposizione ai magistrati, così oberati di lavoro, per concentrarsi su quelle controversie la cui soluzione, invece, non può prescindere dall’emanazione di una sentenza.

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