FOTOGRAFARE PERSONE PER STRADA è REATO?

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(fotografia presa da blizquotidiano.it)

Fotografare persone per strada o comunque in luogo pubblico e senza consenso è reato? No, non costituisce reato anche se la foto è scattata senza autorizzazione, e quindi senza consenso o comunque di nascosco, a condizione che ciò avvenga in un luogo pubblico o aperto al pubblico: ad esempio una strada, una via, ecc.

La privacy del soggetto fotografato viene invece violata, scattando quindi il reato, qualora le foto vengano fatte all’interno della casa del soggetto, del suo ambiente di lavoro (in quanto ciò, in particolare, è vietato dallo statuto dei lavoratori) o all’interno di qualsiasi altro luogo privato.

In altre parole è fatto assoluto divieto di fotografare una persona all’interno di una proprietà privata, senza il suo consenso. In tal caso, infatti, scatta il reato di illecita interferenza nella vita privata

 

Fotografare una persona quindi, come detto, è lecito quando ciò avviene sulla via pubblica e l’attività di scatto sia sporadica. Qualora, invece, essa diventasse abituale e ossessiva potrebbero facilmente configurarsi gli estremi del reato di molestia. Infatti, in tale ipotesi, il soggetto molestato potrebbe essere benissimo in grado di accorgersi del pedinamento e da ciò subire un turbamento dal quale consegua un timore per la propria incolumità. Scattare fotografie ad una persona è inoltre lecito qualora il soggetto fotografato non sia minorenne. La foto, di conseguenza, sarà inutilizzabile ai fini legali (ad esempio in un eventuale processo) nei seguenti due casi: a)nel caso in cui il soggetto direttamente fotografato non sia maggiorenne; b)nel caso in cui, anche accidentalmente, la foto riproduca altresì uno o più soggetti minorenni di passaggio al momento dello scatto.

A questo punto facciamo qualche esempio per rendere più chiaro ciò che abbiamo detto fin qui. il datore di lavoro può benissimo far fotografare un dipendente in malattia o durante i giorni di permesso per verificare se le giustificazioni rilasciate all’azienda siano veritiere o meno. Qualora scoprisse che il dipendente ha mentito, il datore di lavoro, grazie alle foto scattate, potrà successivamente procedere al licenziamento del dipendente.

Segnaliamo, infine, un’ipotesi particolare nella quale, invece, fotografare una persona è illegale: anche qualora non si configurasse una situazione di angoscia, se il pedinamento posto in essere dal soggetto intenzionato a scattare le foto diventa ripetuto e continuativo, protraendosi quindi per più giorni diventando così una vera e propria investigazione, tale attività, a causa dell’inesistenza di norme chiare e precise che regolino un’attività investigativa, la durata massima dell’inchiesta, le modalità di raccolta, trattamento ed accesso ai dati raccolti e, quindi, volte a garantire contro gli abusi, deve ritenersi in violazione del codice della privacy. Quindi, ad esempio, se il datore di lavoro per tutto il mese di infortunio del dipendente si attiva per assodare un investigatore privato che tutti i giorni si apposta al portone per verificare se questi esce di casa e lo segue in continuazione, così facendo sta violando la riservatezza e i diritti inviolabili del dipendente (riconosciuti, peraltro, a qualsiasi soggetto giuridico – a prescindere quindi dal caso specifico che dipendente).

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